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Attraversare una burrasca nella vita ed esserne travolta, andare alla deriva e sentirsi come una naufraga, cercare una scialuppa come ancora di salvezza sono tutte metafore del gergo marinaresco, che ben si addicono allo stato d’animo dell’autrice, voce narrante di questo viaggio. Senza esserne completamente consapevole, il navigare si era dimostrato terapeutico. Il mare è cura, è leggerezza di pensieri – essere e sentirsi in armonia col tutto. La nostra natura primordiale è essere anfibi: ci sviluppiamo nel sacco amniotico, una sorta di bolla in cui l’embrione fluttua. Tornare al mare è un po’ come ritrovare un’antica dimora. È un abbraccio materno. Un abbraccio liquido. Da cui il nostro benessere può ripartire. Per mettersi in moto più consapevole. Per essere passeggero di un viaggio senza confini.
In viaggio con un metodo arcaico, fuori tempo, non tecnologico, un navigazione nei tempi dell’umano, non del sovrumano..
Eleonora Goio (Trento, 1959) è stata insegnante di educazione fisica e oggi segue progetti di inclusione sociale e turismo accessibile. Il suo primo libro, “Viaggio al buio” (Besa, 2010), sulla Via della Seta, ha visto la luce durante la riabilitazione neurologica dopo un intervento al cervello che l’ha resa invalida. In seguito ha pubblicato “Mezzaluna a rovescio”, un tour del Mediterraneo alla vigilia della Primavera araba (Besa, 2012), “Vita al Rallenty. Viaggio attraverso la disabilità” (Aras Edizioni, 2014; poi Chatwin, Le valigie, 2017), “Che Cuba? In che direzione va l’isola caraibica?” (Aras Edizioni, 2016), “In Solitaria. Pellegrinaggio nel Sud dell’India” (Prospero Editore, 2020).
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